Simonetta era sempre stata per Lucio un enigma avvolto in un manto di desiderio. Lavorare nello stesso ufficio per anni aveva solo alimentato quella fiamma che Lucio portava dentro sin dal primo giorno in cui l’aveva vista entrare, con quel suo passo deciso e il sorriso che illuminava la stanza più buia.
Simonetta sapeva di essere ammirata e desiderata. I suoi abiti erano sempre impeccabili, tagliati perfettamente per valorizzare le sue forme, senza mai cadere nel volgare, quel bottone aperto che lasciava intravedere il seno e il pizzo della biancheria intima, il suo profumo, quel vedo e non vedo che fa sempre venir voglia di ottenere di più, rubando la dolce intimità celata dal tessuto di un abito. Era come una moderna Venere che si muoveva tra le scrivanie, lasciando dietro di sé un sentiero di sguardi ammirati e qualche cuore infranto. Tutti la vedevano come il trofeo da conquistare, il premio finale di una lunga gara fatta di sguardi furtivi e messaggi ambigui.
Il piacere di fare straordinari
Un pomeriggio di fine estate, il destino decise di giocare le sue carte. La maggior parte dei colleghi erano già andati via, approfittando del permesso del capo di lasciare l’ufficio un po’ prima. Simonetta e Lucio si trovarono da soli, casualmente, o forse no, a sistemare alcune pratiche in un’ala quasi deserta dell’edificio.
Lucio sentiva il cuore battere all’impazzata mentre cercava di concentrarsi sul lavoro. Simonetta, invece, sembrava del tutto a suo agio, un sorriso enigmatico sulle labbra mentre piegava alcuni documenti. Fu lei a rompere il silenzio.
“Sai, Lucio, ho sempre notato come mi guardi,” disse, senza smettere di sorridere, passando accanto a lui.
Lucio arrossì, cercando invano le parole giuste. “Ehm, beh, mi dispiace se… se ti ho mai fatto sentire a disagio.”
Lei rise, un suono chiaro e melodioso che riempì la stanza. “Al contrario, mi fa piacere sapere di attirare la tua attenzione. Sei diverso dagli altri, più… sincero.”
Non sapeva cosa rispondere. Simonetta si avvicinò ancora di più, i loro corpi ora separati solo da pochi centimetri. “Lucio, hai mai pensato a cosa succederebbe se smettessimo di giocare a questo gatto e topo?”
Il cuore di Lucio sembrava voler uscire dal petto. “Sì,” ammise, “ci ho pensato, tantissime volte.”
Simonetta prese la sua mano, guidandolo verso l’ufficio del capo, sorprendentemente ancora aperto. “Allora smettiamo di pensarci.”
Quello che seguì fu un vortice di passione contenuta per troppo tempo. Le pareti dell’ufficio, altrimenti testimoni di stress e lavoro, divennero confini di un universo parallelo dove solo loro due esistevano. Simonetta si rivelò audace, prendendo l’iniziativa in modi che Lucio non aveva mai osato immaginare in ufficio, ogni gesto e ogni carezza sembrava calcolato per portarlo al limite della ragione.
Nel dopo, tra il disordine di vestiti e documenti sparsi, Simonetta si sdraiò accanto a Lucio, il respiro ancora affannato. “Vedi, non è stato difficile,” disse, la voce impregnata di una soddisfazione vittoriosa.
Lucio, ancora cercando di afferrare la realtà di ciò che era successo, si limitò ad annuire, la mente confusa tra il timore e l’eccitazione.
Un piccololo segreto
Fu allora che Simonetta condivise con lui un altro dei suoi piccoli segreti, uno che nessuno in ufficio avrebbe mai immaginato. Tirò fuori dal cassetto del capo un biglietto da visita, sul retro scrisse il suo indirizzo, con uno sguardo da pantera famelica gli disse che lo attendeva dopo cena a casa sua per un dessert speciale in sua compagnia. “Adoro prendermi qualche piccolo vizio di tanto in tanto,” spiegò, offrendogli il bigliettino con l’invito.
Lucio la guardò, realizzando che Simonetta era un puzzle molto più complesso e intrigante di quanto avesse mai considerato. Non era solo la donna provocante e sicura di sé che tutti vedevano. Era anche audace, a tratti sfacciata, con un gusto per il rischio che andava oltre il semplice flirt in ufficio.
L’invito
Verso le 23.30 Lucio si decise a suonare il campanello di Simonetta, entrando in questo elegante palazzo in centro si diresse verso l’ascensore per accedere all’ultimo piano, una volta giunto vide la porta dell’appartamento di Simonetta leggermente aperta, un chiaro invito ad entraree ma di lei nessuna traccia, Lucio con la sua timidezza il mazzo di rose rosse e una bottiglia di bollicine entrò, carico di tensione e aspettative per una notte di fuoco con il suo sogno erotico di una vita.
Si presenta tutto lì, ambiente molto curato, luci soffuse, qualche candela, musica soft in sottofondo, e Simonetta, eterea, con indosso un paio di decolettè nere tacco 12, gamba nuda una micro minigonna di pelle nera e un corsetto di pizzo nero che le esalta il seno perfetto. I suoi capelli raccolti in una coda alta e labbra rosso porpora! Una Dea dalla pelle di luna avvolta da pizzi neri e veli eccitanti, le sue mani sempre perfettamente curate giocano con una catenella, le unghie rosso opaco picchiettano su quel metallo; mentre nasce un sorriso malizioso sul suo viso, lei pronuncia una semplice frase: “stasera voglio divertirmi con te, godrai nell’ essere il mio giocattolo”.
Lucio perso in quella visione non capì realmente quale fosse l’intenzione di Simonetta ma era così eccitato che non gliene fregava molto, voleva che Simonetta lo scopasse senza tregua, desiderava avere il cazzo infinitamente duro per sborrarle in tutte le maniere per tutta la notte, all’infinito.
Lei si avvicinò ad uno sgabello della penisola in cucina si sedette accavallando quelle gambe da urlo
“Vieni qui … nudo, spogliati!!!”
Lui, di indole ubbidiente, fece come richiesto, tenendosi i boxer indosso
“Ho detto nudo, non ti sembra di aver dimenticato qualcosa?”
Lui arrossendo si sfilò l’ultimo indumento che andava a coprire l’erezione mostruosa provocata da Simonetta!
Nudo è bene
“Ecco, bravo, già a cazzo duro, vieni qui mio porco!” Simonetta allargo le cosce facendo arricciare la micro gonna e senza mutandine offri la figa calda in pasto al suo maiale, che si accovacciò affondando la bocca tra le cosce di Simo, mangiandole la figa fradica e succosa. Mentre era concentrato a godersi il suo antrè Lucio si ritrovo il guinzaglio al collo, non del tutto consapevole lascioò che Simonetta fece ciò che aveeva in mente, incapace di ribellarsi,senti il tacco puntato su una spalla, Simonetta lo allontanava dalla sua passera spingendolo via con il piede, per alzarsi così dallo sgabello, tenendo in mano il guinzaglio tirato si voltò, sollevandosi la gonna e appoggiando le mani sulla seduta dello sgabello assunse una posizione estremamente eccitante, a 90 offrendo il culo a Lucio, ” mangiami il culo porco! So che lo vuoi inculami con la tua lingua!” agli ordini, detto fatto Lucio si fecee una scorpacciata leccando quel buchino saporito e gustoso, “Ti piace vero porco, sei un lurido maiale, lavami il buco del culo forza così”.
Come far di te ciò che voglio
Lucio iniziò a rendersi conto che quei modi, quelle parole lo eccitavano sempre più, ne voleva ancora e di più, il cazzo gli sbavava, lei si chinò afferrandolo per il cazzo, segandolo e stringendolo, ritrovandosi il palmo zuppo di presborra. “Guarda lurida bestia come mi hai insudiciato la mano” e gliela ficco in bocca con aggressiva foga, “pulisci merda, non puoi sbavare come un fottuto cane.”
Mentre Lucio era ancora inginocchiato a terra con il cazzo in tiro estremo il cervello fottuto, Simonetta poggio la suola della scarpa sulla sua spalla, facendo andare giù Lucio con il muso in terra, lei premette di più con il tacco all’altezza delle scapole chinandosi leggermente gli afferro il cazzo, tirandolo indietro, come un animale. “così come un vero cane, hai mai visto come si fa sborrare un bastardo? Ora te lo faccio vedere io come” Mai Lucio avrebbe pensato si potesse schizzare in quel modo, “tienila merda, non sborrare che voglio divertirmi ancora”. Lei che con le unghie picchietta nei coglioni che ribollono e producono sperma in quantità inumane, li afferra e con un sorrisetto gliele misura prendendolo ingiro su come sono gonfie e dure in produzione. “Bravo il mio maiale, meriti un premio” vieni, lo invita a seguirla tirando il guinzaglio, Lucio fa per alzarsi ma Simonetta lo blocca subito pestandogli una mano, il tacco piantato “Cosa stai facendo? Non si è mai visto un porco su due zampa, giù striscia se vuoi ma come un animale arrapato mi devi seguire, dillo che lo fai per me, dillo che sono la padrona del tuo cazzo e che mi segui ovunque pur di sborrare” E cosi a quattro zampe Lucio si rese realmente conto di cosa le stesse dicendo Simo, lei era realmente la padrona del suo orgasmo, capace di portarlo ad un livello mai visto mai minimamente pensato, un eccitazione tale da essere annullato e desiderare il peggio per godere così tanto in un esplosione pazzesca.
Indimenticabile dea del piacere
Lui la seguì come un cane infoiato fino al salotto, dove venne legato al termosifone, faccia al muro, un calcetto nei coglioni pieni e il comando ” Apri ste cazzo di cambe, culo in alto porco.” prese un nastro di raso e fece un cappio alle palle, lo passo legando anche il cazzo alla base impacchettato a dovere ecco qui il porco con il cazzo e le palle legate. Lei iniziò a sputare nel culo di Lucio, uno due e tre volte, per poi alternare una segata dura di cazzo a schiaffetti ai coglioni, il giochino aumentò di livello quando Lucio sentì un dito di Simonetta entrargli in culo spingendo su e giù mentre lei goduto gli sussurra ” senti porco come ti si intosta il cazzo sempre più, lo senti vero?” e si era vero gli stava scoppiando così… il ditino usci e Lucio senti qualcosa di strano appoggiarsi al suo buco del culo, un plug vibrante azionato al massimo gli venne sbattuto in culo, gemiti e guaiti che somigliavano a quelli di un cucciolo che piagniucola eccitavano sempre più Simonetta, “spompinami il tacco maiale, avanti, bocca e culo pieni, senti come ti scopo lurido porco” la scarpa leccata e succhiata mentre il plug vibra senza sosta nel suo culo, il cazzo legato, il guinzaglio bloccato al termosifone che stringe il collare premendo sul collo, un colpetto di tosse e un conato provocato dall’affondo del tacco in gola fecero quasi sborrare Lucio, così Simonetta si fermo, facendo una dolce carezza sul musetto di Lucio gli chiese, ” Hai sete piccolo bastardo? Vuoi bere?” Lui fece cenno di si con la testa e lei non perse tempo, divaricando le gambe sopra la sua faccia iniziò a masturbarsi con le dita violentemente, fino a squirtare insuppandogli la faccia, bevi animale bevi tutto, ne vuoi ancora? A si di lui lei si irrigidì “zitto porco fai cenno con la testa gli animali non parlano” si spalanco la figa con le dita scaricadola tutta in bocca al suo porco, “Bevi tutto ciò che esce dalla mia figa, anche il piscio, bravo cosi, bravo…ora puliscimela con la lingua… cosi sii cosi… dai che ti godo in bocca ancora!” all’ennesimo orgasmo Simonetta lascio li Lucio, legato al termosifone con il culo pieno in una pozza di succhi di figa e sopratutto con il cazzo duro. ” Ora fai il bravo qui, si sedette a fumare una sigaretta lasciando che Lucio le continuasse a masturbare la figa, ogni tiro a quella sigaretta rendeva tutto così fottutamente eccitante, il filtro sulle labbra rosse, il rossetto che colorava il filtro, lei che soffia con fare da stronza stramaledettamente figa il fumo in faccia a Lucio, lui che cola dal cazzo come un rubinetto allentato, il piede di Simonetta, sfilato dalla scarpa che gli si appoggia al cazzo bollente. “Sei stato bravo porco, scopami i piedi ora maiale e se li sborri te la lecchi tutta, fino all’ultima goccia, capito?” a quell’ordine Lucio non seppe più resistere, afferro le caviglie di Simonetta e unendo i piedini morbidi ci sbatte il cazzo in mezzo fino a sborrarglieli, schizzo come non mai, un orgasmo intenso di quelli che ti escono dal midollo, dando tutta la soffisfazione a Simonetta che gli porse i piedini colanti di sborra.
Amore perverso
Nei giorni seguenti, Lucio osservava Simonetta con occhi nuovi. La loro avventura aveva aggiunto un livello di complicità al loro rapporto, una sorta di silenzioso accordo che li differenziava dagli altri. Simonetta continuava a essere il centro delle attenzioni, ma ora Lucio sapeva che dietro quella facciata si celava molto di più. E quella consapevolezza lo rendeva incredibilmente fiero e, allo stesso tempo, tremendamente vulnerabile.
Continuarono a vedersi in segreto, ogni incontro un misto di scoperta e conferma delle mille sfumature di una donna che non si lasciava definire facilmente. Simonetta era un enigma che Lucio non aveva più alcun desiderio di risolvere, preferendo piuttosto godersi ogni momento del loro complicato, ma estremamente gratificante, gioco di seduzione.
Se vuoi puoi approfondire questo racconto nelle categorie Padrona o Pissing e chiamare le ragazze che più si possono immedesimare nel commentare con te questo e altri racconti, come Serena cod. 147, Vittoria cod.142 o ancora Dalia cod. 226